«Iliade e Odissea sono sempre con me. Pilastri delle case che mi ospitano. Adoro queste nuove traduzioni di Dora Marinari con i commenti di Giulia Capo pubblicate da La Lepre edizioni. Un linguaggio contemporaneo, immediato, fedele all’essenza dei poemi omerici nati per essere diffusi oralmente. Una prosa ritmica e piena di musicalità. Se potessi consiglierei a chi ancora non ha mai letto l’Iliade e l’Odissea di correre a sfogliare queste pagine, certo che non le abbandonerà più.»
Roberto Saviano
Roberto Saviano
La traduzione di Dora Marinari, fedele sia al testo che allo spirito del poema omerico, ci restituisce in un italiano fluido ed elegante il fascino dell’aedo che racconta. Altre versioni hanno perso questo potere evocativo per l’effetto “straniante” di termini ormai percepiti come antiquati.
Corredata dal commento di Giulia Capo, è destinata sia a chi vuole rileggere Omero, sia alle nuove generazioni che si avvicinano per la prima volta a un libro che costituisce il punto di inizio della civiltà e della letteratura occidentale. Il commento ci fa penetrare in profondità nel mondo di Omero, nei costumi e nelle usanze dell’epoca, nelle motivazioni profonde e nel carattere dei guerrieri greci e troiani.«È bello veder pubblicata una nuova traduzione dell’Iliade. Sono tempi difficili per gli studi classici, questi.
Ai giovani, negli anni della formazione, vengono date possibilità sempre più limitate di conoscere le culture antiche, ed è del tutto superfluo insistere sulla gravità di una simile perdita.»
Corredata dal commento di Giulia Capo, è destinata sia a chi vuole rileggere Omero, sia alle nuove generazioni che si avvicinano per la prima volta a un libro che costituisce il punto di inizio della civiltà e della letteratura occidentale. Il commento ci fa penetrare in profondità nel mondo di Omero, nei costumi e nelle usanze dell’epoca, nelle motivazioni profonde e nel carattere dei guerrieri greci e troiani.«È bello veder pubblicata una nuova traduzione dell’Iliade. Sono tempi difficili per gli studi classici, questi.
Ai giovani, negli anni della formazione, vengono date possibilità sempre più limitate di conoscere le culture antiche, ed è del tutto superfluo insistere sulla gravità di una simile perdita.»
(Dalla prefazione di Eva Cantarella)