Coniunctio interculturale: maschile e femminile nell’opera di Pechino

Spogliatevi di ogni pregiudizio culturale e andate a vedere una rappresentazione dell’Opera di Pechino: di primo acchito rimarrete per lo meno disorientati perché la musica, il canto e la recitazione sono quanto di più lontano possiamo immaginare. Perseverate nell’ascolto e un mondo di immagini archetipiche si presenterà davanti ai vostri occhi: i ruoli maschili e quelli femminili sono rappresentati indifferentemente da donne e da uomini con una modulazione vocale e un accompagnamento musicale che creano un’esperienza straniante ma profondamente archetipica.

I ruoli principali dell’Opera di Pechino sono sheng, dan, jin e chou: quattro tipi di artisti che danno forma rispettivamente a: immagini maschili quali l’uomo anziano, l’uomo giovane, l’uomo esperto in arti marziali (sheng); a immagini femminili quali la donna modesta e gentile, quella vivace e maliziosa, la donna dall’aspetto marziale e quella anziana (dan); ai ruoli maschili dal “volto dipinto” di generali forti ed eroici (jin); ruoli comici (chou), tutti indifferentemente interpretati da uomini o da donne.

Nelle rappresentazioni dell’Opera di Pechino colpisce l’estrema simbolizzazione di questi caratteri e delle loro azioni. In termini junghiani potremmo definire l’Opera di Pechino una forma di teatro archetipico nella quale sono messe in scena dinamiche di coniunctio oppositorum.

Si tratta quindi di forme artistiche che rimandano a esperienze psichiche comuni al genere umano che per questo riescono a parlare a tutti, perché – scrive Jung – “colui che parla con immagini primordiali è come se parlasse con mille voci. Egli afferra e domina, e al tempo stesso eleva, ciò che ha designato dallo stato di precarietà e di caducità alla sfera delle cose eterne.” (C.G. Jung, Psicologia e arte poetica, Opere, vol. 10*, p. 353).

L’incontro con forme culturali “altre” e lontanissime dal nostro immaginario come l’Opera di Pechino fa cogliere da un lato il livello essenziale dell’esperienza umana e dall’altra la specificità delle forme culturali in cui si esprime: un modo per integrare coppie di opposti psichici anche in termini interculturali.

Marta Tibaldi

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